Olga Ossani

Olga Ossani
Note biografiche

Olga Ossani nacque a Roma il 24 maggio 1857 da Carlo e da Maria Paradisi. Crebbe in una famiglia di patrioti impegnati nella lotta per l’unificazione dell’Italia.

Olga Ossani

Olga Ossani

Nel 1862, per le loro idee, entrambi i genitori furono rinchiusi nelle carceri pontificie con la piccola Olga. Trasferirono poi la loro residenza a Napoli. Nel 1882, in seguito ad una relazione tenuta segreta, Olga divenne madre di un bambino che successivamente, riuscì, con uno stratagemma, ad adottare.

A Napoli Olga Ossani iniziò a farsi conoscere nei salotti letterari e a scrivere presso testate locali e nell’estate del 1883 cominciò a collaborare per il quindicinale “Cronaca bizantina”. L’anno successivo il giornalista Edoardo Scarfoglio la introdusse al “Capitan Fracassa”.

All’insorgere della epidemia di colera del settembre 1884, Olga si unì alla squadra di volontari della Croce Bianca restando lievemente contagiata. In quello stesso anno si trasferì a Roma dove conobbe D’Annunzio, con il quale ebbe una relazione sentimentale, e il giornalista Luigi Lodi che divenne poi suo marito nel 1885 dal quale ebbe quattro figli.

Negli anni successivi intensificò la sua attività di giornalista collaborando a numerose testate. In quegli stessi anni acquistò con il marito la villa di Santa Marinella dove trascorreva i mesi estivi nella quale ospitava gli intellettuali del momento, tra cui Trilussa, Mascagni, Pirandello, D’annunzio e le sue care amiche Maria Montessori, Matilde Serao, Eleonora Duse e Grazia Deledda. Negli anni successivi Olga Ossani affiancò all’intensa attività giornalistica l’impegno attivo per i diritti delle donne. Con l’avvicinarsi della Prima Guerra mondiale i coniugi Ossani Lodi si allontanarono progressivamente dalla scena pubblica e nel dopoguerra la loro firma comparve sempre più raramente. Con l’avvento del fascismo, nonostante l’affetto e la stima di tanti amici, furono quasi dimenticati.

Olga Ossani morì improvvisamente l’11 febbraio 1933, a Roma, pochi giorni prima del marito.

Note biografiche

Olga Ossani nacque a Roma il 24 maggio 1857 da Carlo e da Maria Paradisi. Crebbe in una famiglia di patrioti impegnati nella lotta per l’unificazione dell’Italia.

Olga Ossani

Olga Ossani

Nel 1862, per le loro idee, entrambi i genitori furono rinchiusi nelle carceri pontificie con la piccola Olga. Trasferirono poi la loro residenza a Napoli. Nel 1882, in seguito ad una relazione tenuta segreta, Olga divenne madre di un bambino che successivamente, riuscì, con uno stratagemma, ad adottare.

A Napoli Olga Ossani iniziò a farsi conoscere nei salotti letterari e a scrivere presso testate locali e nell’estate del 1883 cominciò a collaborare per il quindicinale “Cronaca bizantina”. L’anno successivo il giornalista Edoardo Scarfoglio la introdusse al “Capitan Fracassa”.

All’insorgere della epidemia di colera del settembre 1884, Olga si unì alla squadra di volontari della Croce Bianca restando lievemente contagiata. In quello stesso anno si trasferì a Roma dove conobbe D’Annunzio, con il quale ebbe una relazione sentimentale, e il giornalista Luigi Lodi che divenne poi suo marito nel 1885 dal quale ebbe quattro figli.

Negli anni successivi intensificò la sua attività di giornalista collaborando a numerose testate. In quegli stessi anni acquistò con il marito la villa di Santa Marinella dove trascorreva i mesi estivi nella quale ospitava gli intellettuali del momento, tra cui Trilussa, Mascagni, Pirandello, D’annunzio e le sue care amiche Maria Montessori, Matilde Serao, Eleonora Duse e Grazia Deledda. Negli anni successivi Olga Ossani affiancò all’intensa attività giornalistica l’impegno attivo per i diritti delle donne. Con l’avvicinarsi della Prima Guerra mondiale i coniugi Ossani Lodi si allontanarono progressivamente dalla scena pubblica e nel dopoguerra la loro firma comparve sempre più raramente. Con l’avvento del fascismo, nonostante l’affetto e la stima di tanti amici, furono quasi dimenticati.

Olga Ossani morì improvvisamente l’11 febbraio 1933, a Roma, pochi giorni prima del marito.

Autoritratto

“Eccomi presentata a voi, belle lettrici, col vecchio couplet d’un operetta! L’ho scelto perché dice tutto …e più ancora!”

Olga Ossani

Olga Ossani

Olga Ossani aveva fin da giovanissima i capelli completamente bianchi in contrasto con i lineamenti gentili e i vivacissimi occhi bruni. Fu questa caratteristica ad ispirare il suo pseudonimo più famoso: Febea. Il 12 luglio 1884 la stessa Ossani si presentava al grande pubblico, nel suo primo articolo nel giornale Capitan Fracassa. “Al chiaro di luna”.(1)

Je suis Phoebée, l’astre des nuits
Qui rien ici-bas n’approivoise.
Mais, quoique Phoebée, je ne suis
Noble, marquise, ni bourgeoise,

Je ne suis rien et je n’ai rien
C’est la moyen de ne pas faire envie!
Toute na vie est un roman
Qui finira… eu m’import comment!..

Io sono Phoebe, la stella delle notti
che nulla sulla terra può avvicinare.
Ma, sebbene io sia Phoebe, non sono
Nobile, marchesa, né borghese,

Non sono niente e non ho niente
Questo è il modo per non essere invidiata!
Tutta la mia vita è un romanzo
Che finirà… non so come

 


(1) Virelli Febea Gabriele D’Annunzio e Olga Ossani “attraverso le carte”

Autoritratto

“Eccomi presentata a voi, belle lettrici, col vecchio couplet d’un operetta! L’ho scelto perché dice tutto …e più ancora!”

Olga Ossani

Olga Ossani

Olga Ossani aveva fin da giovanissima i capelli completamente bianchi in contrasto con i lineamenti gentili e i vivacissimi occhi bruni. Fu questa caratteristica ad ispirare il suo pseudonimo più famoso: Febea. Il 12 luglio 1884 la stessa Ossani si presentava al grande pubblico, nel suo primo articolo nel giornale Capitan Fracassa. “Al chiaro di luna”.(1)

Je suis Phoebée, l’astre des nuits
Qui rien ici-bas n’approivoise.
Mais, quoique Phoebée, je ne suis
Noble, marquise, ni bourgeoise,

Je ne suis rien et je n’ai rien
C’est la moyen de ne pas faire envie!
Toute na vie est un roman
Qui finira… eu m’import comment!..

Io sono Phoebe, la stella delle notti
che nulla sulla terra può avvicinare.
Ma, sebbene io sia Phoebe, non sono
Nobile, marchesa, né borghese,

Non sono niente e non ho niente
Questo è il modo per non essere invidiata!
Tutta la mia vita è un romanzo
Che finirà… non so come

 


(1) Virelli Febea Gabriele D’Annunzio e Olga Ossani “attraverso le carte”

La bambola in prigione
La bambola in prigione

Il giornalino della Domenica

Olga Ossani crebbe in una famiglia di veri patrioti. Il nonno era Filippo Paradisi, il giornalista che dalle pagine de “Il Contemporaneo” non aveva paura di attaccare i potenti e le istituzioni. La nonna, la madre e tutte le zie di Olga durante l’assedio della Repubblica romana furono impegnate nel soccorso dei feriti nell’ospizio della Trinità dei Pellegrini.

Nel 1862 Maria Paradisi e Carlo Ossani furono imprigionati nelle carceri pontificie per le loro idee politiche. Con loro c’era anche la piccola Olga, che aveva appena 5 anni: un’esperienza che ritroviamo in un suo delizioso e ironico racconto del 1908, “La bambola in prigione” pubblicato sul Giornalino della Domenica diretto da Luigi Bertelli. (2) La piccola è in carcere con la madre e si comporta con molto coraggio, non piange e conforta la mamma, ma quando arriva una bambola per la Befana…​

 

 

La bambola in prigione
La bambola in prigione

Il giornalino della Domenica

Olga Ossani crebbe in una famiglia di veri patrioti. Il nonno era Filippo Paradisi, il giornalista che dalle pagine de “Il Contemporaneo” non aveva paura di attaccare i potenti e le istituzioni. La nonna, la madre e tutte le zie di Olga durante l’assedio della Repubblica romana furono impegnate nel soccorso dei feriti nell’ospizio della Trinità dei Pellegrini.

Nel 1862 Maria Paradisi e Carlo Ossani furono imprigionati nelle carceri pontificie per le loro idee politiche. Con loro c’era anche la piccola Olga, che aveva appena 5 anni: un’esperienza che ritroviamo in un suo delizioso e ironico racconto del 1908, “La bambola in prigione” pubblicato sul Giornalino della Domenica diretto da Luigi Bertelli. (2) La piccola è in carcere con la madre e si comporta con molto coraggio, non piange e conforta la mamma, ma quando arriva una bambola per la Befana…​

 

 

Il conte C. e il figlio segreto

Agli inizi degli anni ‘80 intrattenne una relazione con un uomo più maturo di cui non si conosce l’identità. Nelle lettere viene sempre chiamato “il Conte C” . Fu una relazione difficile a causa del carattere dispotico di lui in continuo contrasto con il carattere indomito di lei. Dalla relazione nacque un bambino. D’accordo con il Conte C., decise di tenere segreta la paternità e, dopo poco tempo, interruppe la relazione che le imponeva una serie di limitazioni alle quali la giovane donna non voleva sottostare.

Scriveva alla madre “Da circa tre mesi tutto è finito tra me e C. (…) La cosa fu molto semplice: Egli non voleva che mi movessi da Napoli. Io dissi d’avere il diritto di andare a passare qualche giorno da te e gli feci leggere la tua lettera. Egli che ha il solo difetto di essere dispotico, rispose: non voglio e basta! A me parve avesse oltrepassato il limite di autorità che dovevo concedergli e partii ugualmente(3)

Il colera a Napoli

Il colera a Napoli, servizio della Croce bianca, da L’Illustrazione italiana, 5 ott. 1884

Restava tuttavia il problema del bambino. L’epidemia di colera le offrì la possibilità di una soluzione. Olga Ossani si era dedicata con passione alla cura dei malati mettendosi al servizio della Croce Bianca. Scriveva Federigo Verdinois. “Dovunque un lamento si levasse, dovunque urgesse il bisogno, Olga Ossani accorreva sollecita, pietosa, consolatrice, di giorno, di notte, sempre, immemore di sé, della propria incolumità, delle abitudini signorili, della gioventù fiorente, sfidando animosi disagi, pericoli, miseria, ingratitudine. Era un angelo. Maravigliosa bellezza e più maraviglioso eroismo” (…) (4) Fu così che si prese cura di un bambino dell’età del suo salvandolo dalla morte. I genitori del piccolo, invece, non sopravvissero. Olga Ossani fece, così, in modo di dare grande risalto all’evento e, prima che il bambino venisse riconsegnato ai parenti, Olga dichiarò di averlo adottato. «Non daremo alla restituzione (del bambino) la pubblicità data all’adozione – scrisse alla madre – ho conquistato, arrischiando la vita, il diritto d’esser madre ed ora non ho più bisogno di nessuno.» (5) 

 


(3) Ferdinando Cordova “Caro Olgogigi” lettere ad Olga e Luigi Lodi. Dalla Roma bizantina all’Italia fascista pag.15
(4) Ivi pag 14 nota 36
(5) Ivi pag. 16

Il conte C. e il figlio segreto

Agli inizi degli anni ‘80 intrattenne una relazione con un uomo più maturo di cui non si conosce l’identità. Nelle lettere viene sempre chiamato “il Conte C” . Fu una relazione difficile a causa del carattere dispotico di lui in continuo contrasto con il carattere indomito di lei. Dalla relazione nacque un bambino. D’accordo con il Conte C., decise di tenere segreta la paternità e, dopo poco tempo, interruppe la relazione che le imponeva una serie di limitazioni alle quali la giovane donna non voleva sottostare.

Scriveva alla madre “Da circa tre mesi tutto è finito tra me e C. (…) La cosa fu molto semplice: Egli non voleva che mi movessi da Napoli. Io dissi d’avere il diritto di andare a passare qualche giorno da te e gli feci leggere la tua lettera. Egli che ha il solo difetto di essere dispotico, rispose: non voglio e basta! A me parve avesse oltrepassato il limite di autorità che dovevo concedergli e partii ugualmente(3)

Il colera a Napoli

Il colera a Napoli, servizio della Croce bianca, da L’Illustrazione italiana, 5 ott. 1884

Restava tuttavia il problema del bambino. L’epidemia di colera le offrì la possibilità di una soluzione. Olga Ossani si era dedicata con passione alla cura dei malati mettendosi al servizio della Croce Bianca. Scriveva Federigo Verdinois. “Dovunque un lamento si levasse, dovunque urgesse il bisogno, Olga Ossani accorreva sollecita, pietosa, consolatrice, di giorno, di notte, sempre, immemore di sé, della propria incolumità, delle abitudini signorili, della gioventù fiorente, sfidando animosi disagi, pericoli, miseria, ingratitudine. Era un angelo. Maravigliosa bellezza e più maraviglioso eroismo” (…) (4) Fu così che si prese cura di un bambino dell’età del suo salvandolo dalla morte. I genitori del piccolo, invece, non sopravvissero. Olga Ossani fece, così, in modo di dare grande risalto all’evento e, prima che il bambino venisse riconsegnato ai parenti, Olga dichiarò di averlo adottato. «Non daremo alla restituzione (del bambino) la pubblicità data all’adozione – scrisse alla madre – ho conquistato, arrischiando la vita, il diritto d’esser madre ed ora non ho più bisogno di nessuno.» (5) 

 


(3) Ferdinando Cordova “Caro Olgogigi” lettere ad Olga e Luigi Lodi. Dalla Roma bizantina all’Italia fascista pag.15
(4) Ivi pag 14 nota 36
(5) Ivi pag. 16

Spigolature napoletane
Francesco Girace

Una rarissima foto del barone Francesco Girace con suo figlio Piero dal sito https://www.liberoricercatore.it/olga-ossani/#fn-61027-10

Molti sono gli episodi che vedono protagonista Olga Ossani durante la sua permanenza a Napoli, che testimoniano il suo fascino, il suo carattere forte, la sua personalità. Il primo, avvenuto a Castellammare, viene raccontato da Piero Girace, nel suo Le Acque e il Maestrale, frutto dei ricordi del barone Francesco Girace, padre dello scrittore e critico d’arte. (6)

La scena è ambientata appunto a Castellammare dove sono riuniti diversi personaggi.

Di Giacomo, Bracco, Febea, s’impegnano in una calorosissima discussione di arte. Argomento: il recentissimo romanzo “Fantasia” di Matilde Serao, del quale si parla tanto nei giornali. Luigi Lodi gli ha dedicato un lungo articolo nel quale esalta l’arte di questa giovane scrittrice. Eduardo Scarfoglio invece […] ha pubblicato in un grande settimanale letterario romano un lungo scritto nel quale dice corna di questo romanzo e della scrittrice. […]

Napulitanata

Il frontespizio dello spartito originale

“Salvatore Di Giacomo non parla. […] Alla fine egli prende la penna, e con la sua grafia minuta e (pag. 119) chiara, di abate settecentesco, incomincia a scrivere i primi versi, fermandosi di tratto in tratto, come per riprendere fiato.

“Uocchie de suonno, nire, appassiunate, ca de lu mmele la ducezza avite, pecchè, cu sti guardate ca facite, vuie nu vrasiero mpietto m’appicciate? […]

Terminato di scrivere, sospira. Poi, dopo aver riletto i versi, porge l’album alla scrittrice, la quale legge tutto di un fiato, ed è felicissima del bel madrigale”.

Successivamente Mario Costa metterà in musica i versi che diventeranno la famosa “Napulitanata”.

 

 

 

 

Sergio Bruni canta “Napulitanata”

 

Corriere della Sera, 28 Ottobre 1900

Il secondo episodio avvenne all’inizio del ‘900 Olga Ossani si trovava Napoli con due figli, e venne aggredita da uno scippatore che la afferrò alla gola con una mano, mentre con l’altra tentava di strapparle la borsa. “La signora, non avendo fortunatamente perduto, il sangue freddo, respinse l’aggressore con tutta la sua forza e gli assestò con la mano libera un gran pugno in faccia riuscendo a liberarsi dalla stretta alla gola. Dall’improvvisa resistenza e dalle grida della signora, il ladro comprese di aver sbagliato il colpo e fuggì.”

 


(6) https://www.liberoricercatore.it/olga-ossani/#fn-61027-10

Spigolature napoletane
Francesco Girace

Una rarissima foto del barone Francesco Girace con suo figlio Piero dal sito https://www.liberoricercatore.it/olga-ossani/#fn-61027-10

Molti sono gli episodi che vedono protagonista Olga Ossani durante la sua permanenza a Napoli, che testimoniano il suo fascino, il suo carattere forte, la sua personalità. Il primo, avvenuto a Castellammare, viene raccontato da Piero Girace, nel suo Le Acque e il Maestrale, frutto dei ricordi del barone Francesco Girace, padre dello scrittore e critico d’arte. (6)

La scena è ambientata appunto a Castellammare dove sono riuniti diversi personaggi.

Di Giacomo, Bracco, Febea, s’impegnano in una calorosissima discussione di arte. Argomento: il recentissimo romanzo “Fantasia” di Matilde Serao, del quale si parla tanto nei giornali. Luigi Lodi gli ha dedicato un lungo articolo nel quale esalta l’arte di questa giovane scrittrice. Eduardo Scarfoglio invece […] ha pubblicato in un grande settimanale letterario romano un lungo scritto nel quale dice corna di questo romanzo e della scrittrice. […]

Napulitanata

Il frontespizio dello spartito originale

“Salvatore Di Giacomo non parla. […] Alla fine egli prende la penna, e con la sua grafia minuta e (pag. 119) chiara, di abate settecentesco, incomincia a scrivere i primi versi, fermandosi di tratto in tratto, come per riprendere fiato.

“Uocchie de suonno, nire, appassiunate, ca de lu mmele la ducezza avite, pecchè, cu sti guardate ca facite, vuie nu vrasiero mpietto m’appicciate? […]

Terminato di scrivere, sospira. Poi, dopo aver riletto i versi, porge l’album alla scrittrice, la quale legge tutto di un fiato, ed è felicissima del bel madrigale”.

Successivamente Mario Costa metterà in musica i versi che diventeranno la famosa “Napulitanata”.

 

 

 

 

Sergio Bruni canta “Napulitanata”

 

Corriere della Sera, 28 Ottobre 1900

Il secondo episodio avvenne all’inizio del ‘900 Olga Ossani si trovava Napoli con due figli, e venne aggredita da uno scippatore che la afferrò alla gola con una mano, mentre con l’altra tentava di strapparle la borsa. “La signora, non avendo fortunatamente perduto, il sangue freddo, respinse l’aggressore con tutta la sua forza e gli assestò con la mano libera un gran pugno in faccia riuscendo a liberarsi dalla stretta alla gola. Dall’improvvisa resistenza e dalle grida della signora, il ladro comprese di aver sbagliato il colpo e fuggì.”

 


(6) https://www.liberoricercatore.it/olga-ossani/#fn-61027-10

Gli amori

Durante la sua permanenza a Napoli Olga Ossani, colta, vivace e intelligente, cominciò a farsi notare, poco più che ventenne, nei salotti intellettuali e mondani. Le cronache dell’epoca la descrivono come una donna affascinante, con un vasto seguito di ammiratori.

Edoardo Scarfoglio

Edoardo Scarfoglio

Non restò indifferente al fascino della scrittrice il giornalista Edoardo Scarfoglio, che nel 1883 “comincio a corteggiarla con accanimento, nei tormenti del suo riluttante amore per la Serao”(7) Il giornalista, in accordo con la Serao che era grande amica di Olga procurò a Febea la prestigiosa collaborazione con “Cronaca Bizantina” introducendola così nel mondo del grande giornalismo. Olga Ossani avrebbe poi sposato Luigi Lodi, con il quale Matilde Serao aveva avuto, a sua volta, una relazione. I quattro restarono amici, come testimoniato dalle numerosissime e affettuose lettere, tutta la vita, anche dopo la separazione tra Scarfoglio e Serao.

Gabriele D'Annunzio

Gabriele D’Annunzio

Nell’autunno del 1884, Olga decise di trasferirsi stabilmente a Roma, con grandi ambizioni giornalistiche e letterarie. Qui incontrò Gabriele D’Annunzio con il quale intrattenne una relazione sentimentale. Nel volume “Febea Gabriele D’Annunzio e Olga Ossani attraverso le carte” Giuseppe Virelli(8) sostiene che il personaggio di Elena Muti, protagonista del romanzo Il Piacere, sia stato ispirato proprio dalla Ossani. Nella lettera a Febea, infatti, D’Annunzio rievoca alcuni momenti della loro storia lasciando intendere proprio la similitudine tra le due relazioni sentimentali e utilizzando lo stesso artificio retorico che caratterizza un colloquio tra Andrea Sperelli e Elena Muti “Or è un mese, esaminavo una ristampa del mio romanzo giovenile “Il Piacere” e sopra la mia mortale tristezza si svolgevano le bende ond’era fasciato il volto di Elena: il tuo. Non te ne ricordi? E, tanti anni prima di comporre il Mistero di San Sebastiano, non fui per te l’Arciere maculato? Non te ne ricordi? Non ti ricordi della selva alta della Villa Medici, e d’un di quei tronchi che sorresse il mio supplizio gaudioso?”

Anche con D’Annunzio la relazione divenne ben presto un’amicizia profonda e duratura come testimoniato dal fitto carteggio e da alcune prese di posizione pubbliche da parte della Ossani in favore del Vate tra cui una gustosissima “Risposta per le rime” pubblicata nel quotidiano La Vita diretto dallo stesso Luigi Lodi in merito ad un’accusa di plagio rivolta a D’Annunzio nella composizione di alcuni versi improvvisati sui caduti di Dogali. Scriveva Febea “Ricorro alle parole di Benedetto Croce, felice di fermarmi e riposarmi su un nome e un’opinione veramente illustre e autorevole. Il sommo critico volendo spiegarsi l’origine di quello che a lui pare un piccolo pasticcio e non un plagio, fra le varie supposizioni, enuncia questa: Per togliersi dai piedi qualche importuno richieditore di versi patriottici? Ebbene è proprio così. L’importuno richieditore fui proprio io; fu per togliermisi dai piedi che il poeta scrisse quasi improvvisando, e senza rivederli e senza correggerli, i versi per i caduti di Dogali […]”.

 

Luigi Lodi

Luigi Lodi

Il vero amore della vita però fu Luigi Lodi, suo collega al “Capitan Fracassa”, conosciuto con lo pseudonimo di “Saraceno”. Luigi Lodi era stato allievo di Carducci, al quale rimase sempre legato da un rapporto di stima e profonda amicizia, fu grande giornalista e intellettuale, fondatore e direttore di numerose testate. Il giornalista Ugo Ojetti che sarebbe poi diventato direttore del Corriere della Sera così scriveva di lui; Non dimentico mai, caro Luigi Lodi, d’avere avuto la fortuna d’incontrare lei, al primo principio della mia vita di scrittore; né dimentico la cordiale fiducia con cui ella accolse nella Nuova Rassegna i miei scritti, e i consigli che mi dette […] (9)

Cronaca bizantina

Cronaca bizantina

Le nozze con Olga Ossani furono celebrate nell’agosto del 1885: dall’ unione nacquero quattro figli, tre maschi e una femmina, l’amatissima Marinella. Nonostante il matrimonio e la maternità, il lavoro di Olga proseguì con passione. Olga Ossani condivise con il marito lavoro, impegno politico e famiglia. Il loro legame profondo, i mille interessi comuni, l’impegno politico sono testimoniate dalle moltissime lettere e dalle collaborazioni negli stessi giornali. Lodi viene descritto da Aldo Chierici ne: Il quarto potere a Roma, (10) come lavoratore infaticabile, “non ho visto mai da nessuno buttar giù tanta roba quanta ne esce dalla penna di Luigi Lodi. Dall’articolo di fondo ai telegrammi, dagli entrefilets alla Camera, non disdegnando le rubriche più umili, Luigi Lodi in poche ore completa un giornale”.

Tuttavia la loro unione sembra essere anche frutto di passione e sensualità così come ci viene descritta Nel numero di luglio del 1986 di Cronaca Bizantina (biblioteca nazionale di Roma) da Domenico Milelli (poeta dal carattere irrequieto e ribelle) in questa poesia dedicata a Luigi Lodi (11)

[…]
È Amor, Olga il tuo petto che anela avido e stanco,
la tua bocca che brucia e non può dire: io manco;
è amore, Olga, il tuo braccio che al roseo sen m’allaccia
mentre mi baci cupida gli occhi nella faccia.
Da bere a me, da bere; viva l’orgia e l’amore,
la sublime ubriachezza della mente e del core […]

 


(7) Virelli Gabiele D’Annunzio e Olga Ossani “attraverso” le carte pag 18
(8) Ivi pag 76/77
(9) 9. Ugo Ojetti, Noi giornalisti, in: Pegaso, giugno 1930 pag 72
(10) https://bibliotheca.altervista.org/joomla/images/Lodi_Rassegna_storica_estratto.pdf
(11) Cronaca Bizantina http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/giornale/TO00182413/1883/Luglio

Gli amori

Durante la sua permanenza a Napoli Olga Ossani, colta, vivace e intelligente, cominciò a farsi notare, poco più che ventenne, nei salotti intellettuali e mondani. Le cronache dell’epoca la descrivono come una donna affascinante, con un vasto seguito di ammiratori.

Edoardo Scarfoglio

Edoardo Scarfoglio

Non restò indifferente al fascino della scrittrice il giornalista Edoardo Scarfoglio, che nel 1883 “comincio a corteggiarla con accanimento, nei tormenti del suo riluttante amore per la Serao”(7) Il giornalista, in accordo con la Serao che era grande amica di Olga procurò a Febea la prestigiosa collaborazione con “Cronaca Bizantina” introducendola così nel mondo del grande giornalismo. Olga Ossani avrebbe poi sposato Luigi Lodi, con il quale Matilde Serao aveva avuto, a sua volta, una relazione. I quattro restarono amici, come testimoniato dalle numerosissime e affettuose lettere, tutta la vita, anche dopo la separazione tra Scarfoglio e Serao.

Gabriele D'Annunzio

Gabriele D’Annunzio

Nell’autunno del 1884, Olga decise di trasferirsi stabilmente a Roma, con grandi ambizioni giornalistiche e letterarie. Qui incontrò Gabriele D’Annunzio con il quale intrattenne una relazione sentimentale. Nel volume “Febea Gabriele D’Annunzio e Olga Ossani attraverso le carte” Giuseppe Virelli(8) sostiene che il personaggio di Elena Muti, protagonista del romanzo Il Piacere, sia stato ispirato proprio dalla Ossani. Nella lettera a Febea, infatti, D’Annunzio rievoca alcuni momenti della loro storia lasciando intendere proprio la similitudine tra le due relazioni sentimentali e utilizzando lo stesso artificio retorico che caratterizza un colloquio tra Andrea Sperelli e Elena Muti “Or è un mese, esaminavo una ristampa del mio romanzo giovenile “Il Piacere” e sopra la mia mortale tristezza si svolgevano le bende ond’era fasciato il volto di Elena: il tuo. Non te ne ricordi? E, tanti anni prima di comporre il Mistero di San Sebastiano, non fui per te l’Arciere maculato? Non te ne ricordi? Non ti ricordi della selva alta della Villa Medici, e d’un di quei tronchi che sorresse il mio supplizio gaudioso?”

Anche con D’Annunzio la relazione divenne ben presto un’amicizia profonda e duratura come testimoniato dal fitto carteggio e da alcune prese di posizione pubbliche da parte della Ossani in favore del Vate tra cui una gustosissima “Risposta per le rime” pubblicata nel quotidiano La Vita diretto dallo stesso Luigi Lodi in merito ad un’accusa di plagio rivolta a D’Annunzio nella composizione di alcuni versi improvvisati sui caduti di Dogali. Scriveva Febea “Ricorro alle parole di Benedetto Croce, felice di fermarmi e riposarmi su un nome e un’opinione veramente illustre e autorevole. Il sommo critico volendo spiegarsi l’origine di quello che a lui pare un piccolo pasticcio e non un plagio, fra le varie supposizioni, enuncia questa: Per togliersi dai piedi qualche importuno richieditore di versi patriottici? Ebbene è proprio così. L’importuno richieditore fui proprio io; fu per togliermisi dai piedi che il poeta scrisse quasi improvvisando, e senza rivederli e senza correggerli, i versi per i caduti di Dogali […]”.

 

Luigi Lodi

Luigi Lodi

Il vero amore della vita però fu Luigi Lodi, suo collega al “Capitan Fracassa”, conosciuto con lo pseudonimo di “Saraceno”. Luigi Lodi era stato allievo di Carducci, al quale rimase sempre legato da un rapporto di stima e profonda amicizia, fu grande giornalista e intellettuale, fondatore e direttore di numerose testate. Il giornalista Ugo Ojetti che sarebbe poi diventato direttore del Corriere della Sera così scriveva di lui; Non dimentico mai, caro Luigi Lodi, d’avere avuto la fortuna d’incontrare lei, al primo principio della mia vita di scrittore; né dimentico la cordiale fiducia con cui ella accolse nella Nuova Rassegna i miei scritti, e i consigli che mi dette […] (9)

Cronaca bizantina

Cronaca bizantina

Le nozze con Olga Ossani furono celebrate nell’agosto del 1885: dall’ unione nacquero quattro figli, tre maschi e una femmina, l’amatissima Marinella. Nonostante il matrimonio e la maternità, il lavoro di Olga proseguì con passione. Olga Ossani condivise con il marito lavoro, impegno politico e famiglia. Il loro legame profondo, i mille interessi comuni, l’impegno politico sono testimoniate dalle moltissime lettere e dalle collaborazioni negli stessi giornali. Lodi viene descritto da Aldo Chierici ne: Il quarto potere a Roma, (10) come lavoratore infaticabile, “non ho visto mai da nessuno buttar giù tanta roba quanta ne esce dalla penna di Luigi Lodi. Dall’articolo di fondo ai telegrammi, dagli entrefilets alla Camera, non disdegnando le rubriche più umili, Luigi Lodi in poche ore completa un giornale”.

Tuttavia la loro unione sembra essere anche frutto di passione e sensualità così come ci viene descritta Nel numero di luglio del 1986 di Cronaca Bizantina (biblioteca nazionale di Roma) da Domenico Milelli (poeta dal carattere irrequieto e ribelle) in questa poesia dedicata a Luigi Lodi (11)

[…]
È Amor, Olga il tuo petto che anela avido e stanco,
la tua bocca che brucia e non può dire: io manco;
è amore, Olga, il tuo braccio che al roseo sen m’allaccia
mentre mi baci cupida gli occhi nella faccia.
Da bere a me, da bere; viva l’orgia e l’amore,
la sublime ubriachezza della mente e del core […]

 


(7) Virelli Gabiele D’Annunzio e Olga Ossani “attraverso” le carte pag 18
(8) Ivi pag 76/77
(9) 9. Ugo Ojetti, Noi giornalisti, in: Pegaso, giugno 1930 pag 72
(10) https://bibliotheca.altervista.org/joomla/images/Lodi_Rassegna_storica_estratto.pdf
(11) Cronaca Bizantina http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/giornale/TO00182413/1883/Luglio

L'attività giornalistica, culturale e l'impegno politico e sociale

Fin dalla sua permanenza a Napoli, poco più che ventenne, Olga Ossani cominciò a farsi notare per le sue collaborazioni ad alcune testate locali, dall’Occhialetto al Corriere del mattino. Scrisse articoli, bozzetti, note di costume e cronache mondane contraddistinguendosi per il suo stile elegante e brillante, e alcune brevi novelle, poi riunite sotto il titolo di Ore tristi (Ravenna 1882; nel 1884 fu pubblicata a Roma un’altra raccolta: Favoleggiando).

Carbonilla Carbonilla
Il primo racconto Comparso su Cronaca Bizantina.
“Carbonilla”, titolo del racconto, diventerà uno degli pseudonimi usati dalla scrittrice

 

Fanfulla della Domenica

Fanfulla della Domenica

Scarfoglio nel 1883 la introdusse in Cronaca Bizantina dove pubblicò il suo primo racconto “Carbonilla” una fanciulla che non poteva essere baciata perché avrebbe preso fuoco come un ramo secco. Una sera Carbonilla cede alle insistenze del Carbonaio che si è innamorato di lei e immediatamente comincia ad ardere e di lei non resta che un mucchio di cenere. Concludeva la Ossani “Grandi bimbi, se trovate la vostra Carbonilla, lasciatela spenta”.

Nell’anno successivo si trasferì definitivamente a Roma. Qui la sua attività, grazie anche alla collaborazione con il marito divenne più intensa e più impegnata. Continuò a scrivere articoli di cronaca mondana e artistica, alternati a brevi racconti. Oltre allo pseudonimo più noto di Febea firmava spesso i suoi articoli come Carbonilla e La Dama Bianca. Diego De Miranda fu, invece, il suo alter ego maschile scelto per ovviare alla difficoltà di pubblicare con nomi femminili.

La sua prosa era vivace e a volte irriverente e non risparmiava nemmeno le amiche più care. Nella recensione al romanzo Addio Amore di Matilde Serao, Olga Ossani, sul “Fanfulla della Domenica”, affermava: “Non è un romanzo, come audacemente lo ha intitolato l’autrice. Ci vuole altro per poter scrivere, propriamente e coscienziosamente, sulla copertina d’un libro: Romanzo! Qui l’intreccio è povero, l’azione è fiacca, la struttura del libro meschina. I personaggi sono sempre quelli, i vecchi, i soliti tre personaggi: il marito, la moglie, e la sorella della moglie”.

 

Adolfo Re Ricciardi

Adolfo Re Ricciardi

Olga Ossani aveva, inoltre, una certa familiarità con il mondo dello spettacolo, non solo per motivi professionali che la portavano a recensire spettacoli e a intervistare i protagonisti di quel mondo ma anche per essere traduttrice di opere teatrali di cui curava spesso anche una riduzione o un riadattamento.

Collaborava infatti con Adolfo Re Ricciardi, uno dei più importanti agenti teatrali dell’epoca che la teneva in grande stima. Ricciardi acquistava i diritti di rappresentazioni drammatiche in Inghilterra e in Francia e li cedeva dietro compenso alle compagnie teatrali. In una lettera l’impresario lamentava in fatto che Febea avesse lasciato incompiuto il suo lavoro di traduttrice e adattatrice e la pregava di passare idee e spunti a chi lo avrebbe dovuto completare. (1) “O sacrilega amica mia!” le scriveva in una lettera indirizzata alla villa di Santa Marinella il 17 maggio 1898 “Dio non vi perdonerà mai- e neppure io! di non aver compiuto quel lavoro. Capisco come ne aveste nella fantasia e nel cuore la visione incantevolmente esatta e l’avete rinnegata. Iconoclasta!” e più avanti “Ditemi anche come l’avreste ridotta da 5 a 3 atti! Perché ridurla a 4 la vedo abbastanza facile ma a tre! La parte già da voi tradotta l’ho mandata a Camillo perché se ne giovi”.

Petizione di donne al Parlamento per il diritto al voto

Petizione di donne al Parlamento per il diritto al voto

Iniziò anche a pubblicare articoli – inconsueti per i giornali dell’epoca – sulla posizione subalterna delle donne. Il diritto al voto, ma anche il diritto alla ricerca della paternità, allo studio, al libero accesso nelle professioni, al lavoro con pari condizioni e al divorzio. Nel 1887, insieme al marito Luigi Lodi e a un gruppo di giornalisti, uscì dalla redazione del “Capitan Fracassa”, per dar vita a un nuovo periodico che avrebbe avuto grande successo: il “Don Chisciotte della Mancia”. Sulle pagine di questo giornale Olga lanciò nuove sfide sulla questione femminile, molto in anticipo sui tempi. Entrò in contatto con Maria Montessori con la quale nel 1899 Olga Ossani fu delegata italiana al Congresso internazionale delle donne che si tenne a Londra e Grazia Deledda che presiedette al primo congresso del Consiglio nazionale delle donne italiane (costituito nel 1903) a Roma nell’aprile 1908, al quale partecipano oltre 1.400 donne.

Ne La Vita, che Lodi diresse dal 1905 vi fu una rubrica aperta alle donne voluta da Olga per sostenere la battaglia suffragista, informare sulle diverse iniziative avviate in Italia e favorire il dibattito e la discussione tra le lettrici (attraverso le lettere che furono indirizzate a Ossani è possibile ricostruire l’attività del comitato nazionale pro suffragio femminile presieduto da Giacinta Martini Marescotti).

Petizione per il voto alle donne, Corriere della Sera ,11 marzo 1906
“la evoluzione lenta, progressiva, incessante, della donna nostra laboriosa e modesta, che passa dalla beata irresponsabilità della sua vita famigliare all’aspra lotta per l’esistenza, dalla casa al laboratorio, dal salotto all’ufficio, dall’ombra alla luce, a passo lento, a fronte alta, senza predicazioni, declamazioni, atteggiamenti, tribunizi o gladiatori, con semplicità, dignità, decoro… fors’anche un po’ di nostalgia del passato, e come chi sa di dover compiere un dovere al quale non è più possibile sottrarsi”. Sotto la sua foto si descriveva come la “fedele, paziente, persistente cronista di un’agitazione di cui intuì l’importanza quando se ne contestava persino l’esistenza”


(1) Ferdinando Cordova Caro Olgogigi Franco Angeli pag.316

L'attività giornalistica, culturale e l'impegno politico e sociale

Fin dalla sua permanenza a Napoli, poco più che ventenne, Olga Ossani cominciò a farsi notare per le sue collaborazioni ad alcune testate locali, dall’Occhialetto al Corriere del mattino. Scrisse articoli, bozzetti, note di costume e cronache mondane contraddistinguendosi per il suo stile elegante e brillante, e alcune brevi novelle, poi riunite sotto il titolo di Ore tristi (Ravenna 1882; nel 1884 fu pubblicata a Roma un’altra raccolta: Favoleggiando).

Carbonilla Carbonilla
Il primo racconto Comparso su Cronaca Bizantina.
“Carbonilla”, titolo del racconto, diventerà uno degli pseudonimi usati dalla scrittrice

 

Fanfulla della Domenica

Fanfulla della Domenica

Scarfoglio nel 1883 la introdusse in Cronaca Bizantina dove pubblicò il suo primo racconto “Carbonilla” una fanciulla che non poteva essere baciata perché avrebbe preso fuoco come un ramo secco. Una sera Carbonilla cede alle insistenze del Carbonaio che si è innamorato di lei e immediatamente comincia ad ardere e di lei non resta che un mucchio di cenere. Concludeva la Ossani “Grandi bimbi, se trovate la vostra Carbonilla, lasciatela spenta”.

Nell’anno successivo si trasferì definitivamente a Roma. Qui la sua attività, grazie anche alla collaborazione con il marito divenne più intensa e più impegnata. Continuò a scrivere articoli di cronaca mondana e artistica, alternati a brevi racconti. Oltre allo pseudonimo più noto di Febea firmava spesso i suoi articoli come Carbonilla e La Dama Bianca. Diego De Miranda fu, invece, il suo alter ego maschile scelto per ovviare alla difficoltà di pubblicare con nomi femminili.

La sua prosa era vivace e a volte irriverente e non risparmiava nemmeno le amiche più care. Nella recensione al romanzo Addio Amore di Matilde Serao, Olga Ossani, sul “Fanfulla della Domenica”, affermava: “Non è un romanzo, come audacemente lo ha intitolato l’autrice. Ci vuole altro per poter scrivere, propriamente e coscienziosamente, sulla copertina d’un libro: Romanzo! Qui l’intreccio è povero, l’azione è fiacca, la struttura del libro meschina. I personaggi sono sempre quelli, i vecchi, i soliti tre personaggi: il marito, la moglie, e la sorella della moglie”.

 

Adolfo Re Ricciardi

Adolfo Re Ricciardi

Olga Ossani aveva, inoltre, una certa familiarità con il mondo dello spettacolo, non solo per motivi professionali che la portavano a recensire spettacoli e a intervistare i protagonisti di quel mondo ma anche per essere traduttrice di opere teatrali di cui curava spesso anche una riduzione o un riadattamento.

Collaborava infatti con Adolfo Re Ricciardi, uno dei più importanti agenti teatrali dell’epoca che la teneva in grande stima. Ricciardi acquistava i diritti di rappresentazioni drammatiche in Inghilterra e in Francia e li cedeva dietro compenso alle compagnie teatrali. In una lettera l’impresario lamentava in fatto che Febea avesse lasciato incompiuto il suo lavoro di traduttrice e adattatrice e la pregava di passare idee e spunti a chi lo avrebbe dovuto completare. (1) “O sacrilega amica mia!” le scriveva in una lettera indirizzata alla villa di Santa Marinella il 17 maggio 1898 “Dio non vi perdonerà mai- e neppure io! di non aver compiuto quel lavoro. Capisco come ne aveste nella fantasia e nel cuore la visione incantevolmente esatta e l’avete rinnegata. Iconoclasta!” e più avanti “Ditemi anche come l’avreste ridotta da 5 a 3 atti! Perché ridurla a 4 la vedo abbastanza facile ma a tre! La parte già da voi tradotta l’ho mandata a Camillo perché se ne giovi”.

Petizione di donne al Parlamento per il diritto al voto

Petizione di donne al Parlamento per il diritto al voto

Iniziò anche a pubblicare articoli – inconsueti per i giornali dell’epoca – sulla posizione subalterna delle donne. Il diritto al voto, ma anche il diritto alla ricerca della paternità, allo studio, al libero accesso nelle professioni, al lavoro con pari condizioni e al divorzio. Nel 1887, insieme al marito Luigi Lodi e a un gruppo di giornalisti, uscì dalla redazione del “Capitan Fracassa”, per dar vita a un nuovo periodico che avrebbe avuto grande successo: il “Don Chisciotte della Mancia”. Sulle pagine di questo giornale Olga lanciò nuove sfide sulla questione femminile, molto in anticipo sui tempi. Entrò in contatto con Maria Montessori con la quale nel 1899 Olga Ossani fu delegata italiana al Congresso internazionale delle donne che si tenne a Londra e Grazia Deledda che presiedette al primo congresso del Consiglio nazionale delle donne italiane (costituito nel 1903) a Roma nell’aprile 1908, al quale partecipano oltre 1.400 donne.

Ne La Vita, che Lodi diresse dal 1905 vi fu una rubrica aperta alle donne voluta da Olga per sostenere la battaglia suffragista, informare sulle diverse iniziative avviate in Italia e favorire il dibattito e la discussione tra le lettrici (attraverso le lettere che furono indirizzate a Ossani è possibile ricostruire l’attività del comitato nazionale pro suffragio femminile presieduto da Giacinta Martini Marescotti).

Petizione per il voto alle donne, Corriere della Sera ,11 marzo 1906
“la evoluzione lenta, progressiva, incessante, della donna nostra laboriosa e modesta, che passa dalla beata irresponsabilità della sua vita famigliare all’aspra lotta per l’esistenza, dalla casa al laboratorio, dal salotto all’ufficio, dall’ombra alla luce, a passo lento, a fronte alta, senza predicazioni, declamazioni, atteggiamenti, tribunizi o gladiatori, con semplicità, dignità, decoro… fors’anche un po’ di nostalgia del passato, e come chi sa di dover compiere un dovere al quale non è più possibile sottrarsi”. Sotto la sua foto si descriveva come la “fedele, paziente, persistente cronista di un’agitazione di cui intuì l’importanza quando se ne contestava persino l’esistenza”


(1) Ferdinando Cordova Caro Olgogigi Franco Angeli pag.316

Tra piume e strascichi

ModaFebea non fu solo scrittrice e giornalista impegnata politicamente, ma si occupò dei più diversi settori dalle arti alla moda. Scrisse di sé,(1) “FEBEA – Giornalista; esclusivamente ed essenzialmente giornalista; scrisse parecchia centinaia di articoli, migliaia di cronache, trafiletti, soffietti, ed altri stelloncini diversi. […] Tra i soffietti e gli stelloncini si possono quindi trovare i più diversi lavori.

Osservatrice attenta del mondo della moda e del costume, come specchio della società, commentava le creazioni di Rosa Genoni, socialista, militante per la pace, femminista, sarta, prémière, creatrice di moda, mettendo in evidenza come moda e politica finiscono per convergere sul terreno dell’emancipazione. “Mi pare sia l’acconciatura propugnata (proprio!) da Rosa Genoni e presentata all’ultimo congresso femminile e adottata quale abito normale delle donne disdegnando ugualmente le cianfrusaglie perché hanno cultura e sentimento d’arte […] (2)

ModaAncora su la Vita (3) “Le donne se ne adornano (di piume e strascichi), se ne hanno il tempo i mezzi il gusto ma senza dare a queste secondarie e futili preoccupazioni della loro toilette, un posto importante nella loro vita fervida e operosa. Senza escluderle nemmeno[…] La necessità di evitare “inutilità di ciuffetti impiccetti e straccetti” tuttavia non significa abbandonare il buon gusto e la qualità. In una relazione commissionatale dal Ministero di Agricoltura Industria e Commercio sulla Esposizione di tessuti, tappezzerie, merletti tenuta nel Palazzo delle Belle Arti nel 1887 nelle conclusioni affermava come nel passaggio dall’artigianato all’industria si fosse persa la qualità dei prodotti “nei secoli scorsi l’arte invadeva il campo dell’industria, senza perciò insterilire i campi ma, come la melma del Nilo nella pianura egizia, lo fondava e arricchiva. Mentre nelle moderne industrie artistiche, l’industria prende il sopravvento sull’arte; pel maggior lavoro di sacrificare l’eleganza ora alla moda, le tradizioni pure al capriccio volgare […].

 


(1) Mani italiane Lavorazioni tessili e industrie artistiche in Italia, 1861-1911 Manuela Soldi (dottoranda) UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI PARMA pag 239
(2) Mani italiane Lavorazioni tessili e industrie artistiche in Italia, 1861-1911 Manuela Soldi (dottoranda) UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI PARMA pag 239 – In Gianni Olla Scenari Sardi saggio di Ferdinando Cordova pag 111
(3) Mani italiane pag 428

Tra piume e strascichi

ModaFebea non fu solo scrittrice e giornalista impegnata politicamente, ma si occupò dei più diversi settori dalle arti alla moda. Scrisse di sé,(1) “FEBEA – Giornalista; esclusivamente ed essenzialmente giornalista; scrisse parecchia centinaia di articoli, migliaia di cronache, trafiletti, soffietti, ed altri stelloncini diversi. […] Tra i soffietti e gli stelloncini si possono quindi trovare i più diversi lavori.

Osservatrice attenta del mondo della moda e del costume, come specchio della società, commentava le creazioni di Rosa Genoni, socialista, militante per la pace, femminista, sarta, prémière, creatrice di moda, mettendo in evidenza come moda e politica finiscono per convergere sul terreno dell’emancipazione. “Mi pare sia l’acconciatura propugnata (proprio!) da Rosa Genoni e presentata all’ultimo congresso femminile e adottata quale abito normale delle donne disdegnando ugualmente le cianfrusaglie perché hanno cultura e sentimento d’arte […] (2)

ModaAncora su la Vita (3) “Le donne se ne adornano (di piume e strascichi), se ne hanno il tempo i mezzi il gusto ma senza dare a queste secondarie e futili preoccupazioni della loro toilette, un posto importante nella loro vita fervida e operosa. Senza escluderle nemmeno[…] La necessità di evitare “inutilità di ciuffetti impiccetti e straccetti” tuttavia non significa abbandonare il buon gusto e la qualità. In una relazione commissionatale dal Ministero di Agricoltura Industria e Commercio sulla Esposizione di tessuti, tappezzerie, merletti tenuta nel Palazzo delle Belle Arti nel 1887 nelle conclusioni affermava come nel passaggio dall’artigianato all’industria si fosse persa la qualità dei prodotti “nei secoli scorsi l’arte invadeva il campo dell’industria, senza perciò insterilire i campi ma, come la melma del Nilo nella pianura egizia, lo fondava e arricchiva. Mentre nelle moderne industrie artistiche, l’industria prende il sopravvento sull’arte; pel maggior lavoro di sacrificare l’eleganza ora alla moda, le tradizioni pure al capriccio volgare […].

 


(1) Mani italiane Lavorazioni tessili e industrie artistiche in Italia, 1861-1911 Manuela Soldi (dottoranda) UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI PARMA pag 239
(2) Mani italiane Lavorazioni tessili e industrie artistiche in Italia, 1861-1911 Manuela Soldi (dottoranda) UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI PARMA pag 239 – In Gianni Olla Scenari Sardi saggio di Ferdinando Cordova pag 111
(3) Mani italiane pag 428

Il Circolo di Olga

Maria Montessori, Eleonora Duse, Grazia Deledda, Matilde Serao e la Contessa Lara

Olga Ossani intrattenne rapporti di profonda amicizia con molte donne apparentemente tanto diverse tra loro che spesso si incontrarono nella casa estiva di Santa Marinella e nei circoli culturali romani. Le moltissime lettere, i messaggi affettuosi, gli scambi di idee, i consigli sulle pubblicazioni, le richieste di aiuto professionale o di intercedere presso il tale editore o direttore di giornale per un pagamento arretrato o per un contratto che tardava a concludersi, testimoniano il legame fortissimo che legava questo gruppo di donne intellettuali e artiste.

Maria Montessori

Maria Montessori

Con Montessori condivise le battaglie in favore dei diritti delle donne a partire dalla partecipazione al Congresso internazionale delle donne che si tenne a Londra. Moltissime lettere testimoniano l’impegno delle due per la causa. Olga Ossani partecipava con interesse anche alle nuove teorie educative e quando, nel 1907 venne dato a Maria Montessori il compito di realizzare a Roma degli asili per il quartiere degradato di San Lorenzo, fu proprio a Olga Ossani a dare il nome di “Casa dei bambini”.

Eleonora Duse

Eleonora Duse

Eleonora Duse fu un’altra cara amica di Olga. Dietro il suggerimento di Febea, la diva aprì a Roma, nel 1914, la “Libreria delle attrici”, uno spazio in cui furono raccolti numerosi volumi, appartenenti alla sua biblioteca fiorentina. Fu Olga Ossani a suggerire la collaborazione tra Eleonora Duse e Grazia Deledda per la realizzazione del primo e unico film di Duse, “Cenere”, tratto da un racconto della scrittrice e premio Nobel sarda, altra assidua frequentatrice di Santa Marinella e amica della Ossani.

Grazia Deledda

Grazia Deledda

L’amicizia con Grazia Deledda è testimoniata oltre che dai messaggi e lettere anche dall’intenso carteggio documentato nel saggio di Cordova contenuto nel volume di Gianni Olla Scenari Sardi Grazia Deledda tra cinema e televisione che rivela l’attenzione, la curiosità le idee innovative, delle due intellettuali alla nascente arte della cinematografia. Grazia Deledda condivise con l’amica Olga Ossani anche la passione femminista. Insieme alla Montessori inaugurò il primo congresso del Movimento Femminista Italiano che si tenne a Roma nel 1908.

Matilde Serao

Matilde Serao

Matilde SeraoDi Matilde Serao si è già parlato a lungo. Le due giornaliste erano legate da un una profonda amicizia che risale al periodo napoletano. Le due donne condivisero gli amori, Scarfoglio e Lodi ebbero un legame affettivo con le due donne prima di sposarsi, la passione per il giornalismo, i salotti intellettuali.

Ossani fu spesso severa con Serao. Le rimproverava la fuga da Napoli durante il colera e le sue critiche letterarie non erano sempre completamente benevole ma questo non incrinò mai l’affetto profondo e la stima reciproca. Le lettere sono cariche di confidenze molto personali e di riflessioni critiche sulle vicende politiche e mondane dell’epoca.

Contessa Lara

Contessa Lara

Ossani non poteva non essere amica anche della scrittrice più invidiata e chiacchierata del momento, la bella Evelina Cattermole, conosciuta dai suoi lettori come “Contessa Lara”. Quando la Contessa venne colpita a morte dall’amante volle che Febea le stese vicino nelle ultime ore e le fece promettere che avrebbe rivelato il vero movente dell’omicidio: l’interesse economico e non la passione e la gelosia. Olga mantenne la promessa e ne prese pubblicamente le difese in un lungo articolo, audace e spregiudicato, in risposta a tutti coloro che avevano duramente definito scandalosa la sua condotta in vita. Scrisse nel suo necrologio per l’amica defunta che se la contessa Lara fosse stata un uomo nessuno si sarebbe scandalizzato in quel modo della sua vita.

 

Il Circolo di Olga

Maria Montessori, Eleonora Duse, Grazia Deledda, Matilde Serao e la Contessa Lara

Olga Ossani intrattenne rapporti di profonda amicizia con molte donne apparentemente tanto diverse tra loro che spesso si incontrarono nella casa estiva di Santa Marinella e nei circoli culturali romani. Le moltissime lettere, i messaggi affettuosi, gli scambi di idee, i consigli sulle pubblicazioni, le richieste di aiuto professionale o di intercedere presso il tale editore o direttore di giornale per un pagamento arretrato o per un contratto che tardava a concludersi, testimoniano il legame fortissimo che legava questo gruppo di donne intellettuali e artiste.

Maria Montessori

Maria Montessori

Con Montessori condivise le battaglie in favore dei diritti delle donne a partire dalla partecipazione al Congresso internazionale delle donne che si tenne a Londra. Moltissime lettere testimoniano l’impegno delle due per la causa. Olga Ossani partecipava con interesse anche alle nuove teorie educative e quando, nel 1907 venne dato a Maria Montessori il compito di realizzare a Roma degli asili per il quartiere degradato di San Lorenzo, fu proprio a Olga Ossani a dare il nome di “Casa dei bambini”.

Eleonora Duse

Eleonora Duse

Eleonora Duse fu un’altra cara amica di Olga. Dietro il suggerimento di Febea, la diva aprì a Roma, nel 1914, la “Libreria delle attrici”, uno spazio in cui furono raccolti numerosi volumi, appartenenti alla sua biblioteca fiorentina. Fu Olga Ossani a suggerire la collaborazione tra Eleonora Duse e Grazia Deledda per la realizzazione del primo e unico film di Duse, “Cenere”, tratto da un racconto della scrittrice e premio Nobel sarda, altra assidua frequentatrice di Santa Marinella e amica della Ossani.

Grazia Deledda

Grazia Deledda

L’amicizia con Grazia Deledda è testimoniata oltre che dai messaggi e lettere anche dall’intenso carteggio documentato nel saggio di Cordova contenuto nel volume di Gianni Olla Scenari Sardi Grazia Deledda tra cinema e televisione che rivela l’attenzione, la curiosità le idee innovative, delle due intellettuali alla nascente arte della cinematografia. Grazia Deledda condivise con l’amica Olga Ossani anche la passione femminista. Insieme alla Montessori inaugurò il primo congresso del Movimento Femminista Italiano che si tenne a Roma nel 1908.

Matilde Serao

Matilde Serao

Matilde SeraoDi Matilde Serao si è già parlato a lungo. Le due giornaliste erano legate da un una profonda amicizia che risale al periodo napoletano. Le due donne condivisero gli amori, Scarfoglio e Lodi ebbero un legame affettivo con le due donne prima di sposarsi, la passione per il giornalismo, i salotti intellettuali.

Ossani fu spesso severa con Serao. Le rimproverava la fuga da Napoli durante il colera e le sue critiche letterarie non erano sempre completamente benevole ma questo non incrinò mai l’affetto profondo e la stima reciproca. Le lettere sono cariche di confidenze molto personali e di riflessioni critiche sulle vicende politiche e mondane dell’epoca.

Contessa Lara

Contessa Lara

Ossani non poteva non essere amica anche della scrittrice più invidiata e chiacchierata del momento, la bella Evelina Cattermole, conosciuta dai suoi lettori come “Contessa Lara”. Quando la Contessa venne colpita a morte dall’amante volle che Febea le stese vicino nelle ultime ore e le fece promettere che avrebbe rivelato il vero movente dell’omicidio: l’interesse economico e non la passione e la gelosia. Olga mantenne la promessa e ne prese pubblicamente le difese in un lungo articolo, audace e spregiudicato, in risposta a tutti coloro che avevano duramente definito scandalosa la sua condotta in vita. Scrisse nel suo necrologio per l’amica defunta che se la contessa Lara fosse stata un uomo nessuno si sarebbe scandalizzato in quel modo della sua vita.

 

La vita a Santa Marinella

VillinoIntorno al 1880, grazie all’impulso del Principe Baldassarre Odescalchi Santa Marinella cominciò ad essere frequentata da intellettuali scrittori ed artisti attirati dalle bellezze naturali e dalla vicinanza con Roma, esisteva già la linea ferroviaria che in poco meno di due ore arrivava nella cittadina balneare.

Nel giro di poco tempo cominciarono a sorgere i primi villini. Il Principe contattò le figure più interessanti del mondo culturale del periodo tra cui Olga Ossani, le donò un terreno e la invitò a costruirvi un villino.

Villini a Santa Marinella

Villini a Santa Marinella

Così cominciarono le lunghe estati di villeggiatura della famiglia Ossani Lodi nel grazioso villino di via Rucellai e nella deliziosa “casetta a mare” una piccola costruzione con ornamenti gotici proprio vicino all’attuale stabilimento Pirgus dove la famiglia trascorreva gran parte della giornata. In realtà Luigi Lodi veniva poco perché preferiva l’ambiente della capitale, la redazione del giornale e il caffè Aragno, dove il mondo della politica e del giornalismo aveva il suo principale ritrovo.

Quindi Santa Marinella era il regno di Olga: nella villa riceveva le amiche, discuteva di politica e di letteratura, progettava articoli, spettacoli teatrali, film. La cittadina balneare era frequentata all’epoca da molti intellettuali tra cui Pirandello, Pietro Mascagni, Ugo Ojetti, Arnaldo Vassallo e Lugi Bertelli noto con lo pseudonimo di Vamba.

Luigi Bertelli (Vamba)

Luigi Bertelli (Vamba)

Ed è proprio da un biglietto di Vamba che possiamo capire il ruolo di prestigio di Febea nella cittadina balneare. Le scrive infatti “Cara Olga, ricorro a voi nella vostra qualità di Sindaco di Santa Marinella! Voi sapete già della lettera fulminante dell’esattore del Comune di Tolfa il quale, tempo 5 giorni, mi invitava a pagare 260 e più lire senza dirmi neanche il motivi” […] (12)

Febea si prendeva spesso a cuore le vicende dei bambini di Santa Marinella. Nel marzo del 1919 Olga Ossani aveva segnalato, alla pietà dei lettori, il caso di un bambino abbandonato a Santa Marinella, promuovendo una gara di solidarietà su Il Giornale d’Italia […] “Il bimbo sperduto nel buio ha trovato l’amore di 5 famiglie” scriveva sullo stesso giornale il 5 aprile 1919 (13)

Nel 1923 il Direttore delle Case Pie di Livorno P.R. Gulli le scriveva “E’ diventato un giovanetto, forte e robusto, prossimo alla licenza tecnica, abbastanza buon studente (è uno dei migliori della sua classe) buon tiratore di fucile, discreto tiratore di scherma, suonatore di cornetta nella fanfara, buon vogatore.”

Ombrellino donato da Febea

Ombrellino donato da Febea

La frequentazione di D’Annunzio, la sua familiarità con la famiglia e con il personale che accudiva casa Ossani è invece testimoniato da un racconto orale della nipote della governante di famiglia Lodi tramandatole dalla nonna Nina. D’Annunzio era infatti solito far giocare uno dei figli della governante sulle sue ginocchia.

Ombrellino donato da Febea

Ombrellino donato da Febea

Il bimbetto si chiamava Raul e D’Annunzio costruiva per lui allegre filastrocche che avevano per protagonista il piccolo “Lallo” Quel nomignolo restò nella tradizione di famiglia e così venne sempre chiamato da tutti. La signora Nina conservò con grande cura, tramandandolo alla nipote, un delizioso ombrellino che Febea volle donarle. Il bellissimo servizio da caffè verde scuro con i bordi dorati, altro dono della signora Olga, invece andò perduto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, con gran dispiacere della signora Nina.

Ancora un racconto orale raccolto dalla professoressa Giacomelli (14) dalla voce di Mirella nipote della Ossani: “In un tardo e silenzioso pomeriggio sente bussare alla porta del suo villino e si reca ad aprire, sono due briganti. Dopo un primo momento di smarrimento, li invita ad entrare e li fa accomodare per prendere il tè, i due sono così confusi che si dimenticano di derubarla e accettano. L’episodio viene poi raccontato e sui giornali romani compare la caricatura della giornalista intenta ad offrire il tè ai briganti.”

Negli ultimi anni anche Lodi, oramai lontano dalla vorticosa vita culturale della capitale, cominciò a trascorrere periodi più lunghi nella cittadina di mare. Così scriveva Alberto Bergamini, senatore e giornalista, considerato l’inventore della “terza pagina” per ringraziare dell’ospitalità della famiglia Lodi: (15) “Caro Lodi, La giornata è stata deliziosa presso il mare divino e fra una così cordiale e gentile familiarità. Ho gli occhi abbagliati dalla infinita luce e di mutevoli colori… e la pelle rossa e fortificata dalle fiamme del sole… Grazie ancora”


(12) Ferdinando Cordova “Caro Olgogigi” lettere ad Olga e Luigi Lodi. Dalla Roma bizantina all’Italia fascista pag.314
(13) Ivi pag. 495
(14) Santa Marinella la memoria del tempo di Anna Maria Bianchi – Ileana Giacomelli pag. 361
(15) Ferdinando Cordova “Caro Olgogigi” lettere ad Olga e Luigi Lodi. Dalla Roma bizantina all’Italia fascista pag. 506

La vita a Santa Marinella

VillinoIntorno al 1880, grazie all’impulso del Principe Baldassarre Odescalchi Santa Marinella cominciò ad essere frequentata da intellettuali scrittori ed artisti attirati dalle bellezze naturali e dalla vicinanza con Roma, esisteva già la linea ferroviaria che in poco meno di due ore arrivava nella cittadina balneare.

Nel giro di poco tempo cominciarono a sorgere i primi villini. Il Principe contattò le figure più interessanti del mondo culturale del periodo tra cui Olga Ossani, le donò un terreno e la invitò a costruirvi un villino.

Villini a Santa Marinella

Villini a Santa Marinella

Così cominciarono le lunghe estati di villeggiatura della famiglia Ossani Lodi nel grazioso villino di via Rucellai e nella deliziosa “casetta a mare” una piccola costruzione con ornamenti gotici proprio vicino all’attuale stabilimento Pirgus dove la famiglia trascorreva gran parte della giornata. In realtà Luigi Lodi veniva poco perché preferiva l’ambiente della capitale, la redazione del giornale e il caffè Aragno, dove il mondo della politica e del giornalismo aveva il suo principale ritrovo.

Quindi Santa Marinella era il regno di Olga: nella villa riceveva le amiche, discuteva di politica e di letteratura, progettava articoli, spettacoli teatrali, film. La cittadina balneare era frequentata all’epoca da molti intellettuali tra cui Pirandello, Pietro Mascagni, Ugo Ojetti, Arnaldo Vassallo e Lugi Bertelli noto con lo pseudonimo di Vamba.

Luigi Bertelli (Vamba)

Luigi Bertelli (Vamba)

Ed è proprio da un biglietto di Vamba che possiamo capire il ruolo di prestigio di Febea nella cittadina balneare. Le scrive infatti “Cara Olga, ricorro a voi nella vostra qualità di Sindaco di Santa Marinella! Voi sapete già della lettera fulminante dell’esattore del Comune di Tolfa il quale, tempo 5 giorni, mi invitava a pagare 260 e più lire senza dirmi neanche il motivi” […] (12)

Febea si prendeva spesso a cuore le vicende dei bambini di Santa Marinella. Nel marzo del 1919 Olga Ossani aveva segnalato, alla pietà dei lettori, il caso di un bambino abbandonato a Santa Marinella, promuovendo una gara di solidarietà su Il Giornale d’Italia […] “Il bimbo sperduto nel buio ha trovato l’amore di 5 famiglie” scriveva sullo stesso giornale il 5 aprile 1919 (13)

Nel 1923 il Direttore delle Case Pie di Livorno P.R. Gulli le scriveva “E’ diventato un giovanetto, forte e robusto, prossimo alla licenza tecnica, abbastanza buon studente (è uno dei migliori della sua classe) buon tiratore di fucile, discreto tiratore di scherma, suonatore di cornetta nella fanfara, buon vogatore.”

Ombrellino donato da Febea

Ombrellino donato da Febea

La frequentazione di D’Annunzio, la sua familiarità con la famiglia e con il personale che accudiva casa Ossani è invece testimoniato da un racconto orale della nipote della governante di famiglia Lodi tramandatole dalla nonna Nina. D’Annunzio era infatti solito far giocare uno dei figli della governante sulle sue ginocchia.

Ombrellino donato da Febea

Ombrellino donato da Febea

Il bimbetto si chiamava Raul e D’Annunzio costruiva per lui allegre filastrocche che avevano per protagonista il piccolo “Lallo” Quel nomignolo restò nella tradizione di famiglia e così venne sempre chiamato da tutti. La signora Nina conservò con grande cura, tramandandolo alla nipote, un delizioso ombrellino che Febea volle donarle. Il bellissimo servizio da caffè verde scuro con i bordi dorati, altro dono della signora Olga, invece andò perduto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, con gran dispiacere della signora Nina.

Ancora un racconto orale raccolto dalla professoressa Giacomelli (14) dalla voce di Mirella nipote della Ossani: “In un tardo e silenzioso pomeriggio sente bussare alla porta del suo villino e si reca ad aprire, sono due briganti. Dopo un primo momento di smarrimento, li invita ad entrare e li fa accomodare per prendere il tè, i due sono così confusi che si dimenticano di derubarla e accettano. L’episodio viene poi raccontato e sui giornali romani compare la caricatura della giornalista intenta ad offrire il tè ai briganti.”

Negli ultimi anni anche Lodi, oramai lontano dalla vorticosa vita culturale della capitale, cominciò a trascorrere periodi più lunghi nella cittadina di mare. Così scriveva Alberto Bergamini, senatore e giornalista, considerato l’inventore della “terza pagina” per ringraziare dell’ospitalità della famiglia Lodi: (15) “Caro Lodi, La giornata è stata deliziosa presso il mare divino e fra una così cordiale e gentile familiarità. Ho gli occhi abbagliati dalla infinita luce e di mutevoli colori… e la pelle rossa e fortificata dalle fiamme del sole… Grazie ancora”


(12) Ferdinando Cordova “Caro Olgogigi” lettere ad Olga e Luigi Lodi. Dalla Roma bizantina all’Italia fascista pag.314
(13) Ivi pag. 495
(14) Santa Marinella la memoria del tempo di Anna Maria Bianchi – Ileana Giacomelli pag. 361
(15) Ferdinando Cordova “Caro Olgogigi” lettere ad Olga e Luigi Lodi. Dalla Roma bizantina all’Italia fascista pag. 506

Il viale del tramonto
Ugo Ojetti

Ugo Ojetti

Si avvicinavano gli anni della guerra che coincisero con il progressivo allontanarsi di Olga dalla scena pubblica. Nel dopoguerra i coniugi Lodi non trovarono i mezzi e l’energia per dar vita a un altro quotidiano e la loro firma comparve sempre più raramente. Con l’avvento del fascismo il clima era completamente cambiato, le battaglie per i diritti delle donne dimenticati, la critica politica azzerata. Ugo Ojetti direttore del Corriere della Sera così scriveva “Cara amica. Stenografe al Corriere? E’ un’abazia di cui sono il Priore, ma nella quale non esistono donne. Qualche donna, di età e di aspetto canonico si intravede al piano terreno della Amministrazione, ma quando passi nella redazione, solo uomini. Sarei stato felice di farle cosa gradita ma, come vede, la regola del convento si oppone. La prego di ricordarmi ai suoi. Le stringo cordialmente la mano” 15 aprile del 1926. (16)

"Giornalisti" di Luigi Lodi

“Giornalisti” di Luigi Lodi

Rassegna storica crevalcorese 7 giugno 2009 Comune di Crevalcore Istituzione dei Servizi Culturali Paolo Borsellino

I coniugi Lodi cominciarono a trascorrere molto più tempo a Santa Marinella, ospitando come sempre intellettuali e scrittori. Lodi scrisse in questo periodo due libri che possono essere considerati libri di memorie: dal “Venticinque anni di vita parlamentare, da Pelloux a Mussolini del 1923” e “Giornalisti” .

Olga coltivò inutilmente la speranza di far accogliere Lodi fra i membri dell’Accademia d’Italia. In quella circostanza le fu vicino l’amico Alberto Bergamini che così le scriveva “Cara Olga, avevo aperto la vostra lettera con impaziente fiducia. Che delusione, che tristezza e quanto sdegno” 16 marzo 1932.(17)
Scrisse anche a D’Annunzio, che andò a trovare al Vittoriale il 28 febbraio del 1932 in compagnia della nipote Vera, figlia di Carlo, il primogenito. L’incontro viene descritto da D’Annunzio in una lettera indirizzata all’amico Tom Antongini.(18)

“Mai in vita mia avrei creduto di dover constatare tanta devastazione della bellezza. Fu quando rividi Elena Muti. Venne al Vittoriale per accompagnare una sua giovane parente. Neppure gli occhi, capisci, neppure i suoi meravigliosi occhi erano rimasti… era una povera vecchia irriconoscibile… mi fu impossibile ricostruire col ricordo il suo viso… mi fece una pietà indicibile. Ma devo avergliene fatta altrettanta io, perché si fermò sulla porta e non ardiva ad avvicinarsi. Allora le andai incontro, le presi le mani, ci sedemmo l’una accanto all’altro senza dirci una parola… Abbiamo pianto insieme”. Del resto anche Olga Ossani trasse da quella visita un’impressione di sovrabbondanza claustrofobica: (19)

“Si ha il senso dell’iniziazione a un mistero e insieme un vago desiderio di tornarsene indietro, all’aria aperta al sole!” scriveva nei suoi appunti “Una scaletta ricoperta di soffici tappeti, rivestita tutta sui muri, nel soffitto (perché qui dalla soglia non compare una centimetro di pietra, un soffio d’aria, un raggio di sole) della solita profusione di manufatti di lane o sete, rari e preziosi, antichi ed esotici”.

Circa un anno dopo, l’11 febbraio 1933, Olga Ossani morì improvvisamente a Roma, seguita dopo pochi giorni dal marito. I due protagonisti di tante battaglie politiche di impegno civile e culturale se ne andarono “, “in un tramonto penoso e desolato” come scriveva Goffredo Bellonci ne L’Illustrazione Italiana, il 19 febbraio 1933 Figure che scompaiono. Un gran pezzo della storia d’Italia li aveva visti come attori da quando entrambi, nella piena vigoria dei vent’anni, frequentavano la redazione del Fracassa, poco dopo il 1880. Tuttavia Luigi Lodi non ebbe la sua consacrazione all’Accademia d’Italia dove già sedeva il suo allievo Ugo Ojetti e la memoria di Olga Ossani non ebbe la valorizzazione che avrebbe meritato.

 


(16) Ferdinando Cordova “Caro Olgogigi” lettere ad Olga e Luigi Lodi. Dalla Roma bizantina all’Italia fascista pag.499
(17) Ivi pag. 516
(18) Ivi pag. 524
(19) Ivi pag. 525

Il viale del tramonto
Ugo Ojetti

Ugo Ojetti

Si avvicinavano gli anni della guerra che coincisero con il progressivo allontanarsi di Olga dalla scena pubblica. Nel dopoguerra i coniugi Lodi non trovarono i mezzi e l’energia per dar vita a un altro quotidiano e la loro firma comparve sempre più raramente. Con l’avvento del fascismo il clima era completamente cambiato, le battaglie per i diritti delle donne dimenticati, la critica politica azzerata. Ugo Ojetti direttore del Corriere della Sera così scriveva “Cara amica. Stenografe al Corriere? E’ un’abazia di cui sono il Priore, ma nella quale non esistono donne. Qualche donna, di età e di aspetto canonico si intravede al piano terreno della Amministrazione, ma quando passi nella redazione, solo uomini. Sarei stato felice di farle cosa gradita ma, come vede, la regola del convento si oppone. La prego di ricordarmi ai suoi. Le stringo cordialmente la mano” 15 aprile del 1926. (16)

"Giornalisti" di Luigi Lodi

“Giornalisti” di Luigi Lodi

Rassegna storica crevalcorese 7 giugno 2009 Comune di Crevalcore Istituzione dei Servizi Culturali Paolo Borsellino

I coniugi Lodi cominciarono a trascorrere molto più tempo a Santa Marinella, ospitando come sempre intellettuali e scrittori. Lodi scrisse in questo periodo due libri che possono essere considerati libri di memorie: dal “Venticinque anni di vita parlamentare, da Pelloux a Mussolini del 1923” e “Giornalisti” .

Olga coltivò inutilmente la speranza di far accogliere Lodi fra i membri dell’Accademia d’Italia. In quella circostanza le fu vicino l’amico Alberto Bergamini che così le scriveva “Cara Olga, avevo aperto la vostra lettera con impaziente fiducia. Che delusione, che tristezza e quanto sdegno” 16 marzo 1932.(17)
Scrisse anche a D’Annunzio, che andò a trovare al Vittoriale il 28 febbraio del 1932 in compagnia della nipote Vera, figlia di Carlo, il primogenito. L’incontro viene descritto da D’Annunzio in una lettera indirizzata all’amico Tom Antongini.(18)

“Mai in vita mia avrei creduto di dover constatare tanta devastazione della bellezza. Fu quando rividi Elena Muti. Venne al Vittoriale per accompagnare una sua giovane parente. Neppure gli occhi, capisci, neppure i suoi meravigliosi occhi erano rimasti… era una povera vecchia irriconoscibile… mi fu impossibile ricostruire col ricordo il suo viso… mi fece una pietà indicibile. Ma devo avergliene fatta altrettanta io, perché si fermò sulla porta e non ardiva ad avvicinarsi. Allora le andai incontro, le presi le mani, ci sedemmo l’una accanto all’altro senza dirci una parola… Abbiamo pianto insieme”. Del resto anche Olga Ossani trasse da quella visita un’impressione di sovrabbondanza claustrofobica: (19)

“Si ha il senso dell’iniziazione a un mistero e insieme un vago desiderio di tornarsene indietro, all’aria aperta al sole!” scriveva nei suoi appunti “Una scaletta ricoperta di soffici tappeti, rivestita tutta sui muri, nel soffitto (perché qui dalla soglia non compare una centimetro di pietra, un soffio d’aria, un raggio di sole) della solita profusione di manufatti di lane o sete, rari e preziosi, antichi ed esotici”.

Circa un anno dopo, l’11 febbraio 1933, Olga Ossani morì improvvisamente a Roma, seguita dopo pochi giorni dal marito. I due protagonisti di tante battaglie politiche di impegno civile e culturale se ne andarono “, “in un tramonto penoso e desolato” come scriveva Goffredo Bellonci ne L’Illustrazione Italiana, il 19 febbraio 1933 Figure che scompaiono. Un gran pezzo della storia d’Italia li aveva visti come attori da quando entrambi, nella piena vigoria dei vent’anni, frequentavano la redazione del Fracassa, poco dopo il 1880. Tuttavia Luigi Lodi non ebbe la sua consacrazione all’Accademia d’Italia dove già sedeva il suo allievo Ugo Ojetti e la memoria di Olga Ossani non ebbe la valorizzazione che avrebbe meritato.

 


(16) Ferdinando Cordova “Caro Olgogigi” lettere ad Olga e Luigi Lodi. Dalla Roma bizantina all’Italia fascista pag.499
(17) Ivi pag. 516
(18) Ivi pag. 524
(19) Ivi pag. 525

Febea